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Una scarica elettrica, come quella di un elettroshock, poi una carezza per indorarti la pillola, e poi giù di nuovo con un’altra scarica ancora più potente, seguita da una carezza rigeneratrice. Non sai più cosa sia più sconvolgente, se la carezza o l’elettricità. Ti hanno trovato a girare di notte ubriaco, e non ha importanza se tu stessi bevendo per festeggiare un momento di creatività o per dimenticare un amore finito, ti hanno preso per pazzo, pestato di botte lo stesso e portato in una cella gelida per farti confessare di essere un criminale [...]
La scrittura dei Magora (e di Fedriga nello specifico), bella o brutta che arrivi al vostro ascolto, è oggettivamente manifesto di una personalità matura e solida, che valorizza le sue naturali caratteristiche e che ne fa soluzione melodica e testuale oltre che una bellissima estetica di canto e di forma, cose preziose che in assoluto sanno imprimersi e rendersi personali. Uniche. E i Magora sanno farlo senza cercare chissà quale invenzione balorda che poi alla fine risulterà essere l’ennesima copia mal fatta delle precedenti ancora peggiori. E finalmente ho tra le man un disco “suonato”, che pare un orrore doverlo dire ma ahimè tanto è il fondo in cui siamo caduti...[...]
Ipnotico e psichedelico, il movimento oscillante che viaggia sul fondo di Sabbia o caffè apre il disco con sapori che possono riconnettere agli anni Settanta senza risultare per questo meno freschi. Chitarra acustica e un certo ritmo cadenzato contrassegnano Le mani non dimenticano, che sa più di carne, non porta troppo lontano ma si concentra sulla realtà presente. Si torna a un robusto muro elettrico con Damnatio memoriae, tra rock e blues, con qualche caratteristica che fa pensare a dei lontani Timoria... [...]
La band bresciana propone un ottimo lavoro, basato su un concept in cui ogni brano vuole simbolicamente “parlare” ad un’area precisa della psiche. I dieci brani si muovono tra canzone d’autore e un’influenza marcata di sonorità che guardano all’alternative rock americano e a pulsioni grunge. Fresco, elettrico, frizzante, un buon disco con “Piedi umidi” che merita una particolare menzione.
Un obiettivo importante, quello dei Magora, che escono allo scoperto con il loro primo album immaginando un dialogo con l’ascoltatore. E non un dialogo qualsiasi, ma una mano tesa, un’offerta di scoperta profonda, anche dolorosa se necessario. Frenologia già dal titolo rimanda alla dottrina scientifica di Franz Joseph Gall e nei contenuti si presenta come un concept, un lavoro in cui il filo conduttore è proprio in questa sorta di mappa emotiva sviluppata canzone per canzone [...]
«I brani di Frenologia hanno un filo conduttore rappresentato dall’analisi dei vari lati della mente umana. Ogni canzone vuole simbolicamente “parlare” ad un’area precisa della psiche. La frenologia voleva dare una rappresentazione fisica di queste aree. Le canzoni sono state scritte per essere metabolizzate dall’ascoltatore, il quale è libero di interpretarne il significato in modo personale. La musica e le parole devono essere “cucite” al proprio vissuto, in modo profondo ed intimo» [...]
Un' urgenza espressiva che si coglie pienamente in ognuna delle dieci canzoni della band bresciana, che esplora aree più vicine alla canzone d'autore italiana o straniera, accanto a episodi influenzati dall'alternative, dall'indie-rock e da certo post-grunge, con la chiave della registrazione prevalentemente in presa diretta, che rende tutto autentico e immediato [...]
Suoni che vibrano e si confondono tra ballate introspettive e incursioni del migliore rock targato ’90 che ricorda in qualche modo un incrociatore sonoro tra le rarefazioni di ballad fuori dal tempo e lo sporco suono di Chicago degli Smashing Pumpkins di Gish. Il primo disco della band bresciana è un connubio davvero ben strutturato e suonato di canzoni che trovano nella sedimentazione del tempo un punto di contatto con la nostra mente. E proprio di mente parliamo quando ascoltiamo Frenologia. Un album che si pone come obiettivo quello di scandagliare l’essenza umana e le sue numerose articolazioni poste nella vita quotidiana, nella vita i tutti i giorni. Ciò che ne esce è una compattezza invidiabile che nell’eterogeneità delle canzoni proposte sa conquistare al primo ascolto. Un disco completo quindi, un album che da Sabbia o caffè fino ad Anice ricerca il proprio filo guida, la propria tendenza interiore.
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